Riconnettere Taranto al porto. Una sfida sostenibile

All’iniziativa Riconnettere il porto alla città di Taranto hanno partecipato lavoratori, rappresentanti istituzionali e stakeholder. La speranza è condivisa: dobbiamo a frutto gli importanti investimenti pubblici disposti dal CIS negli scorsi anni e consentire il rilancio delle attività portuali con l’arrivo di un importante investitore privato internazionale. Rilancio può voler dire non solo lavoro nel porto, ma iniziative economiche più ampie che possono coinvolgere il territorio e altre imprese anche del territorio. Inoltre si c’entra l’obiettivo, posto da tempo dalla CGIL di Taranto, di ‘connettere’ il porto alla città con un più ampio ventaglio di iniziative. Siamo in attesa dell’avvio della ZES ionica che potrà favorire ulteriormente il processo di sviluppo atteso. La nostra attenzione va alla qualità del lavoro oltre che ai livelli occupazionali e cogliamo positivamente la disponibilità delle istituzioni (Regione, Provincia, Comune) a costituire un tavolo unitario con le Organizzazioni Sindacali per tenere insieme esigenze del territorio e delle imprese e quelle del lavoro e dei lavoratori.

Qui di seguito la relazione integrale introduttiva della segretaria della Filt Cgil Puglia, Maria Teresa De Benedictis:

L’iniziativa nasce dalla necessità di fare una riflessione attenta, che a livello locale coinvolga accanto alle Istituzioni le varie componenti del tessuto socio-economico, su come riconnettere il porto alla città nella prospettiva di sviluppo del lavoro, in un contesto in cui i porti e la logistica sono colonne portanti di una economia globale che sposta parte delle decisioni in scenari infiniti e in luoghi lontani.

La crisi di questi anni ha scaricato sul lavoro il peso economico della desertificazione industriale del porto di Taranto con quasi 1000 lavoratori (tra ex TCT e indotto) rimasti in cerca di occupazione.

Pensiamo che la nostra rappresentanza non sia solo istituzionale ma di chi è chiamato a fare analisi appropriate, individuare criticità e fare proposte riportando le sensibilità dei lavoratori e tra i lavoratori del nostro dibattito nell’ambito di  una rappresentanza ben radicata e diffusa in porto.

Il prossimo 20 febbraio il TAR di Lecce si esprimerà sull’istanza cautelare e deciderà se concedere o meno la sospensiva in merito al ricorso presentato dal consorzio Southgate Europe Terminal sull’istanza per la concessione del molo polisettoriale di Taranto e vogliamo scongiurare con fermezza tutto l’immobilismo minacciato nella guerra dei ricorsi che grava sul Porto e l’intera economia territoriale e regionale.

In questa prospettiva noi partiamo da una assunzione di principio forte che riteniamo  importante anche da punto di vista sindacale: l’Autorità di Sistema Portuale Mare Ionio ha rappresentato, nelle scelte fatte, un Ente forte, rappresentativo dell’ambito produttivo in cui agisce e con funzioni di guida/indirizzo di sistemi complessi ed estremamente rilevanti nella prospettiva di crescita non solo di Taranto ma del Paese. Capace di intervenire sollecitamente rispetto ai cambiamenti ed ai mutamenti del mercato globale, con un forte livello di autonomia sia funzionale che finanziaria che ha premiato i comportamenti orientati allo sviluppo con il presupposto che l’incremento dei traffici è fonte di ricchezza ed occupazione.

Vale la pena sottolineare che la prerogativa “globale” che caratterizza le imprese che operano in ambito portuale e marittimo, diventa “locale” nel momento stesso in cui il ciclo del trasporto delle merci si innesta nella fase terrestre la cui struttura industriale e di impresa si sviluppa all’interno dell’organizzazione integrata del ciclo logistico creando valore aggiunto. Tale valore aggiunto è espresso anche dalla qualità dell’investitore,  che in tale porto opera, dalla dimensione dell’impresa, dalla capacità finanziaria e di sostenibilità rispetto al mercato globale e dallo sviluppo di nuove forme di rapporto tra la stessa e il settore privato in cui gli obiettivi di crescita siano condivisi, innovativi e sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale.

Questo è un tema fortemente connesso al percorso di istituzione della Zes Ionica per la creazione/perimetrazione di un circuito doganale semplificato a tutto vantaggio dell’accelerazione delle pratiche per i controlli, dei servizi e dell’abbattimento di costi e tempi, alla pianificazione urbanistica in ambito portuale , alle strategie di attuazione delle politiche concessorie del demanio marittimo e mette in primo piano le azioni a supporto dei poli manifatturieri e dello sviluppo del territorio.

In questi termini dovrebbe innovarsi il sistema di relazioni tra Autorità e imprese concessionarie attraverso strumenti in grado di trasformare l’attuale controllo di tipo “notarile” in un modello che responsabilizzi le imprese in fase di elaborazione dei programmi di attività così da permettere lo sviluppo di un concreto e positivo confronto tra soggetto pubblico e soggetto privato per la gestione e lo sviluppo delle attività portuali; ciò anche attraverso la elaborazione di indicatori dinamici realmente in grado di migliorare, anche sotto il profilo sociale le performance degli operatori terminalistici nei termini di raggiungimento degli obiettivi di sistema.

Non è solo una questione occupazionale. Il porto di Taranto è un tratto di economia, di patrimonio culturale, persino di valore paesaggistico e urbanistico che ha bisogno di ritrovare valore semantico e pragmatico nella vita della città e di questo territorio. Per questo proviamo a riconnetterlo al luogo che lo ospita aprendo un dibattito dentro e fuori quel recinto. E il sostegno alle politiche industriali che nel porto dovranno realizzarsi ha bisogno di una maggiore consapevolezza da parte di tutti gli stakeholder interessati allo sviluppo di quella importante infrastruttura, cittadini inclusi.

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